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TESTO Commento su Luca 12,49-53

fr. Massimo Rossi  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (18/08/2013)

Vangelo: Lc 12,49-53 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

O bella! c'era bisogno che venisse Gesù a rivelare che le relazioni familiari sono difficili e faticose? I conflitti domestici non sono una novità. Ne ho parlato ripetutamente anche da questa postazione; tuttavia il Signore precisa due cose: in ogni conflitto non c'è mai una parte del tutto colpevole e una del tutto innocente; come a dire: "il torto non sta mai da una parte sola". Ciascuno faccia un esame di coscienza onesto e radicale, sulle proprie responsabilità, e su queste lavori sodo.

Ma l'aspetto più importante del discorso di Gesù è che la fede può dividere.

Non si tratta soltanto di divisione tra bene e male, tra buoni e cattivi, tra chi ha ragione e chi no. Anche all'interno della Chiesa, tra i battezzati, tra coloro che osservano i comandi di Dio con buona volontà e convinzione ferma, ci possono essere delle divergenze, anche gravi. E così, senza volerlo, ci si trova su fronti opposti, si erigono addirittura le barricate, ci si lancia anatemi, ci si scomunica gli uni, gli altri...in nome dello stesso Cristo! L'ormai bimillenaria storia della Chiesa ne è piena.

Del resto, siamo uomini, agiamo tutti con le medesime strategie, facendo spesso affiorare la parte peggiore di noi: siamo tutti bisognosi del perdono di Dio, tutti bisognosi di perdonarci a vicenda.

Leggendo le affermazioni del Signore, potremmo essere colti dalla tentazione di assolverci, dal momento che il Maestro di Nazareth presenta questa situazione come un dato di fatto: le divisioni ci sono, e basta! perché negarlo? Dunque, perché tormentarci con inutili sensi di colpa? "Ad impossibilia nemo tenetur!", concludevano gli antichi. Lo ripeto, assolverci è una tentazione e dobbiamo fuggirla. I conflitti possono essere provvidenziali se, una volta superati, rafforzano il legame. Ma se dividono, allora non sono costruttivi, pertanto non sono positivi.

Non è la fede a dividere, ma le fedi!! In altri termini, i problemi nascono dalle diverse interpretazioni dell'unico mistero cristiano; spesso, dalle strumentalizzazioni a cui sottoponiamo il mistero cristiano. Ciascuno vive il Vangelo come sa; ciascuno vede la vita cristiana con il proprio paio di occhiali. E non di rado, i nostri punti di vista non combaciano del tutto con la Verità. È un discorso vecchio quanto il mondo: la fede è una sfida ad abbandonare quelle velleità tutte umane di tradurre continuamente il messaggio evangelico a nostro favore... per non andare troppo in crisi, per non dover cambiare; in ultima analisi è necessario ricostituire la corrispondenza vitale, pertanto necessaria, tra Vangelo di Cristo e conversione personale. "Non abbiamo ancora resistito fino al sangue", ci ricorda la lettera agli Ebrei, "nella lotta contro il nostro peccato".

Il cammino verso la perfezione cristiana è faticoso e mai finito. Forse alla perfezione cristiana ci arriveremo dopo la morte... nel senso che dovremo passare attraverso la morte, per raggiungere il nostro senso compiuto ed essere definitivamente assimilati a Dio. È stato anche il destino di Cristo, Lui non si vergognò di confessare l'angoscia provata nella lotta contro le forze del male. Una lotta, la sua, ove la paura si alternava al desiderio: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato finché non sia compiuto!": angoscia e desiderio, lotta e abbandono... sono le facce di una stessa medaglia. L'una senza l'altra non possono stare.

Il termine di tutto questo dai e dai è fare verità su noi stessi; sappiamo che la nostra verità è Cristo, diventare come Lui, immagine e somiglianza di Dio.

Il misterioso scrittore della lettera cosiddetta agli Ebrei, parlando di Gesù, sottolinea una gioia che Dio gli aveva posto dinanzi, e per la quale, si sottopose alla croce, affrontando il disonore, anzi guardandolo bene in faccia, con disprezzo. Questa ‘gioia che gli era posta innanzi' è l'appuntamento con la sua identità perfetta (cfr. Eb 5). Raggiungere Dio e diventare sé stessi sono la stessa cosa. Ci vuole tutta la vita! è l'opera che Dio ci ha dato da compiere in totale libertà, pienamente responsabili delle nostre scelte..

Dobbiamo emanciparci dalle aspettative altrui, a costo di prendere le distanze da coloro che avevano fatto progetti su di noi, genitori, figli, superiori... La parola d'ordine è autonomia: autonomia affettiva, autonomia intellettuale... i sentimenti e la ragione servono a liberare la persona dalle dipendenze che rendono schiavi. Quanti uomini, quante donne non hanno il coraggio di spezzare le catene psicologiche che ancora li vincolano! Le ultime parole del Vangelo di oggi alludono anche a questo. L'autonomia affettiva e mentale non è il rifiuto di amare e di essere amati. Ma c'è un amore che libera e consente di crescere; e c'è un amore che costringe e impedisce di crescere. Da questo modo di amare bisogna liberarsi, affrontando un cammino di guarigione, per tutto il tempo che sarà necessario: lo insegna il Vangelo: "Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica..." (cfr. Mt 12); e ancora: "Io devo occuparmi delle cose del Padre mio." (cfr. Lc 2).

Ce lo siamo detti tante volte: i rapporti familiari, le amicizie profonde non sono intrinsecamente contrarie alla volontà di Dio, ma possono diventarlo. In quel momento siamo posti davanti ad un bivio: scegliere Dio e aderire alla nostra intima verità, oppure accondiscendere all'altro venendo meno a Dio e a noi stessi. In tale situazione - che, ripeto, può succedere, ma non è detto che accada - interviene la nostra libertà: e la libertà è direttamente proporzionale alla Verità di Cristo: cresce man mano che si conosce Cristo. Conoscere Lui significa amarlo. Amare Lui significa imparare ad amare il nostro prossimo, per il suo bene, e per il nostro.

"Perdonare sé stessi?
No, dobbiamo piuttosto essere perdonati.

Tuttavia crederemo nel perdono solo se noi stessi perdoneremo."

Dag Hammarsckj-ld

 

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