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TESTO L'Emmanuele

don Romeo Maggioni  

Natale del Signore - messa nella notte (25/12/2012)

Vangelo: Gen 15,1-7; 1Sam 1,7-17; Is 7,10-16 - Gdc 13,2-9; Eb 10,37-39; Mt 1,18-25 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 1,9-14

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

La Liturgia vespertina che apre la celebrazione del Natale mette in luce l'iniziativa di Dio di prender carne tra noi ed essere "l'Emmanuele, che significa Dio con noi". Quel Bambino che nasce a Betlemme è in realtà il Figlio Unigenito del Padre che assume la natura umana per rendere fisicamente visibile e accessibile il Dio che da sempre gli uomini cercano "tastando qua e là come ciechi, se mai arrivino a trovarlo" (At 17,27).

Ne è il segno la straordinarietà di quel concepimento - ben oltre le regole umane - a dire che lì c'è il dito di Dio e quel che è generato viene dallo Spirito santo.

1) VIENE DALLO SPIRITO SANTO

Giuseppe è in crisi. Si trova la sua promessa sposa incinta, e non da lui. "Prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito santo". Rimane sconcertato: non può dubitare dell'onestà della sua sposa, d'altronde il fatto è evidente. Uomo "giusto", uomo di fede sente di essere davanti a un evento che lo supera, e l'angelo in sogno lo conferma. Chi conosce e frequenta l'agire di Dio nella vicenda umana, non fatica ad accettare la sorpresa: Dio ha fantasia e libertà ben oltre il perimetro che un irrazionale positivismo vuol imporgli. Un uomo sano non si meraviglia del miracolo perché il reale è ben più vasto del suo sperimentare. Del resto, ogni domenica, anche noi credenti professiamo: "Credo nello Spirito santo che è Signore e dà al vita". E' lo Spirito che partecipa al mondo la vita che solo Dio possiede come sorgente.

Fatto e mistero grande, ma non incomprensibile per chi ha la familiarità con la Bibbia. Da sempre Dio ha segnato con segni straordinari tappe e uomini che costituiscono la trama del suo operare la salvezza tra noi. Le letture di questa Veglia ne rievocano alcuni. Abramo avrà un figlio decisamente frutto di un regalo a lui ormai troppo anziano e a Sara sterile. Così regalo insperato è il figlio Samuele alla povera Anna tanto inconsolata. Il figlio Sansone è pure inatteso frutto di una promessa speciale di Dio. Così avverrà per Elisabetta, la madre di Giovanni Battista, a segnalare sempre che Dio i suoi uomini li segna con suoi interventi diretti e sorprendenti. Tanto più si comprende questa maternità verginale di Maria quando c'è di mezzo non un profeta qualunque ma il Messia, il Figlio stesso di Dio.

Giuseppe non si sconcerta, obbedisce: "fece come gli aveva ordinato l'angelo e prese con sé la sua sposa". Diviene custode del mistero. Anche Maria si era posto il problema: "Come avverrà questo, poiché non conosco uomo" (Lc 1,34). "Nulla è impossibile a Dio. Allora Maria disse: Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,37-38). L'aprirsi, il fidarsi di Dio è quanto è richiesto perché l'uomo divenga collaboratore delle grandi opere di Dio, ben oltre nostre capacità e sogno. Si tratta di buttarsi ad una impresa che va oltre ogni calcolo umano, capace anche di far cambiare progetti personali, con rischio e sacrificio; ma mai mortificante, mai con ruolo subalterno. Alla fine si constata di essere coinvolti in cose ben più grandi: "Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente" (Lc 1,49). Per chi si fida, Dio sa fare grandi cose, anche l'impossibile, come constatiamo nella vita dei santi.

2) IL DIO CON NOI

Questo fatto - così tenacemente testimoniato nonostante l'irrisione che fin dai primi pagani lo accompagna - è vistosamente il segnale di una realtà ancor più straordinaria e inimmaginabile: "l'Emmanuele, il Dio-con-noi", "il Verbo che si fa carne e viene ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14). Il bambino che nasce da Maria non viene da seme umano, ma direttamente da seme divino (lo Spirito santo) per affermare che è direttamente, anche come uomo, figlio generato da Dio, è il Figlio stesso di Dio che ora da Maria prende carne e si fa anche uomo. "Dio da Dio, della stessa sostanza del Padre, per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo". E' tutto il cuore della nostra fede cristiana. E' il Natale che celebriamo.

Chi lo crederebbe? Ormai il nostro Natale è divenuto una favola commerciale! Anche nelle scuole ci si vergogna di farne memoria. Dov'è il Dio che è nato tra noi? Che cosa ha cambiato del nostro mondo? Ci si vergogna di riconoscere le radici cristiane della nostra civiltà. A parte la constatazione che da dove defluisce l'onda cristiana, avanza la barbarie..! Ma Dio non s'è mai imposto con potenza. La sua nascita a Betlemme è talmente discreta che pochi, poveri pastori, se ne accorgono. Il Natale è per chi ha l'occhio della fede e sa attendere la manifestazione di Dio: "Ancora un poco, un poco appena, e colui che deve venire verrà e non tarderà. Il mio giusto per fede vivrà" (Epistola). Per chi misura le cose a chili, cioè a prestigio, potere e successo, certo l'agire di Dio sconcerta. "Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della propria anima".

Il contenuto della fede in questi giorni natalizi è lo stupore. La contemplazione di un Dio che si fa nostro consanguineo, naturalmente per contagiarci della sua divinità: "Dio s'è fatto uno di noi per fare ciascuno di noi uno di lui", dice sant'Ireneo. Il mistero dell'Incarnazione è l'esaltazione più alta della nostra umanità; ma al tempo stesso dice la condiscendenza, o l'amore, di un Dio che gratuitamente ha voluto imparentarsi con noi, per renderci partecipi della sua stessa qualità di vita. Nei presepi della Linguadoca si usa mettere un personaggio, il "ravì", il rapito che guarda estatico il piccolo mondo del presepio. Contempliamo anche noi con tale animo stupito il presepio che abbiamo preparato in casa per questa notte!

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"Il Signore stesso vi darà un segno" (III lett.). Anche ai pastori che vegliavano quella notte a Betlemme è stato dato un segno: "Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia" (Lc 2,12). Così per i magi il segno fu una stella. Quale per noi il segno che ci conduce a Gesù, questa notte? Il ricordo dolce di una infanzia più serena che ci fa vivere questa notte di nostalgia? O l'invito di chi ci vuol bene e vive profondamente questa notte di mistero? O anche semplicemente la curiosità e la voglia di un momento di interiorità entro il correre di una vita che ci lascia spesso delusi? Ogni segno è un richiamo ad aprire gli occhi e il cuore a un Dio che è venuto tra noi, per essere per noi e con noi!

 

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