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TESTO Fra individualità e collettività. Amore cioè Trinità

padre Gian Franco Scarpitta  

Santissima Trinità (Anno B) (03/06/2012)

Vangelo: Mt 28,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 28,16-20

16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Di Dio come Padre si era già parlato in più occasioni nel corso dell'anno liturgico; di Dio Figlio si è trattato in tema di Incarnazione (Natale) al Battesimo di Gesù al Giordano e alla Resurrezione (Pasqua) nonché all'Ascensione al Cielo. Dello Spirito Santo, Dio come il Padre e il Figlio si è parlato, con adeguata solennità, la scorsa Domenica. Di ciascuna di queste tre Persone ci si è insomma soffermati singolarmente; adesso esse vengono considerate mentre condividono una sola natura o sostanza pur essendo ciascuna se stessa nella personalità. In parole povere oggi si tratta dell'essere stesso di Dio, il quale è di una sola natura una sola sostanza, Uno e Unico, e tuttavia in Tre Persone del tutto uguali e identiche fra di loro, ma allo stesso distinte per quanto riguarda ciò che differisce l'una dall'altra. Un Dio insomma Uno e Unico, indivisibile, immutabile, eterno e infinito, il quale è tuttavia Tre. Non si tratta di politeismo, per il quale si professano divinità distinte e limitate, né di enoteismo per cui si riconoscono più divinità ma se ne venera uno, ma della fede in un solo Signore, il quale è talmente grande, onnipotente e illimitato da poter essere in se stesso Uno e molteplice.

Si tratta infatti di un solo Dio e Signore, infinito, incorruttibile ed eterno, che nella sua natura è Uno e Unico e non ammette altre divinità accanto a sé; ma che ha tuttavia ha Tre Persone, ciascuna aventi eternità, unicità e perfezione assoluta in modo tale che si co - appartengano a vicenda e interagiscano reciprocamente fra di loro sin dall' eternità, e che la somma delle perfezioni di Una non smentisca quella di tutte le altre. Tutto questo è indicato con il nome di Trinità. Un termine teologico certamente inesistente nelle pagine della Bibbia, tuttavia coniato da Tertulliano nel II secolo per esprimere una verità fondamentalmente biblica. Nell'Antico Testamento essa compare indirettamente, semplicemente attraverso qualche voce, riferimento o episodio che attesta alla pluralità (come ad esempio quello dei Tre visitatori alle querce di Mamre o l'espressione della Genesi "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza"), ma è espressamente sottesa in molteplici punti del Vangelo e negli altri scritti neotestamentari.

A rivelarci il vero volto di Dio è il Figlio Gesù Cristo, Verbo Incarnato, che ha voluto dimostrarci che Lui è il Padre sono una cosa sola (Gv 10, 30) e che ha esortato ad evangelizzare e a battezzare ogni creatura nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 16, 15) e che ha mostrato di vivere intensamente la propria comunione con il Padre realizzata ab aeterno nello Spirito. Di essa ha voluto rendere partecipi anche noi quali figli nel Figlio. Appunto lui, come Dio fatto uomo, poteva svelarci il Mistero di Dio anche se di fatto esso resta per noi un Mistero.

Come può Dio essere di Una sola natura e allo stesso tempo Tre Persone uguali e distinte? E' un interrogativo dalla soluzione impossibile dal punto di vista umano, ma non nella prospettiva del divino: in Dio l'onnipotenza non si rispecchia nei parametri circoscritti e insufficienti dell'uomo, ma supera le nostre categorie di pensiero e le nostre congetture. A lui è davvero possibile ogni cosa, perfino essere in se stesso Uno e allo stesso tempo Tre, una Singolarità indubbia che si affina immediatamente ad una Comunione di Persone. Un'individualità che si associa con la comunità, la comunione e la comunicazione, che mette insieme, armonizzandole, due realtà indispensabili del vissuto, quella del collettivo e dell'individuale.

E' nella fede che noi accettiamo senza riserve questo Mistero che sfugge ad ogni comprensione e sempre nella fede ci immedesimiamo in esso diventandone partecipi. La Trinità infatti contrassegna anche la nostra stessa vita, sicché noi rechiamo le insegne del Dio Uno e Trino (S. Agostino) e ne siamo testimoni agli altri dopo avervi attinto noi stessi la ricchezza.

L'essere unità e comunione in se stesso di Dio ispira anche noi a vivere il dinamismo della comunione mantenendo ciascuno la propria individualità irrinunciabile: se da una parte siamo protesi verso gli altri non possiamo smentire noi stessi ad esclusivo vantaggio di coloro che incontriamo; viceversa, la comunicativa e l'interazione sociale non deve smentire l'ineluttabile e privilegiata singolarità che ci caratterizza. Non perché comunichiamo con gli altri dobbiamo rinunciare ad essere noi stessi. L'unità e la molteplicità che è in Dio suggeriscono anche che l'uomo possa realizzare l'armonia, la comunione e la concordia anche nella molteplicità delle culture e delle etnie: la differenziazione fra i popoli e le culture non deve ostacolare la comunicazione e neppure creare sterili sincretismi religiosi o pregiudizi razziali, ma completarci tutti nell'unità simbiotica ciascuno apportando il proprio contributo agli altri senza smentire se stesso.

L'imperativo di ogni interazione è però l'amore, cioè la capacità di donarsi continuamente senza aspettare contraccambio, anche a costo di sacrificare se stessi. Nella Trinità Dio ci si rivela come Amore assoluto ed eterno che si identifica con la Verità e che ama infinitamente se stesso; dalla trinità apprendiamo l'amore come caratteristica di reciproca e fruttuosa donazione fra gli uomini: ad immagine di Dio Padre che ama il Figlio; del Figlio che ama eternamente il Padre e dello Spirito Santo che è Amore intercorrente fra Padre e Figlio (L'Amante, l'Amato, l'Amore) si rispecchia l'ideale risorsa dell'amore disinteressato fra gli uomini.

La Trinità non è insomma un concetto astratto e costretto a vivere metafisicamente fuori dal nostro tempo e lontano dalla nostra vita, ma piuttosto è speculare della vera vita e fonda tutte le ragioni del nostro vissuto.

 

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