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TESTO Commento su Giovanni 15,9-17

Gaetano Salvati

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VI Domenica di Pasqua (Anno B) (13/05/2012)

Vangelo: Gv 15,9-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,9-17

9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

12Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 16Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Il contenuto centrale del vangelo di oggi è l'affermazione di Gesù: "voi siete miei amici" (Gv 15,14). Sostiamo per qualche attimo su questa frase e meditiamo le parole che ci rivolge il Maestro. Egli annuncia all'umanità che il Padre lo ama (v.9). Un simile amore non rimane stabile nella gloria divina: è un Io che si rivolge a un tu (noi). In questa alterità, ogni uomo è coinvolto personalmente, tanto da divenire amico di Dio. Per essere suoi amici, il Salvatore dice che è indispensabile osservare i suoi comandamenti (v.10): non si tratta di obbedire passivamente ad alcuni ordini, ma, imitare l'amore che il Figlio nutre per il Padre (v.10). Nel loro amore, l'uomo vive la stessa gioia di Dio (v.11) e si realizza quale vivente, redento, nella storia. Ma, qual è la condizione necessaria per rimanere amico di Gesù? L'amore fratero. Amandoci gli uni gli altri, infatti, realizziamo ciò che la Trinità compie eternamente entro se stessa e verso l'umanità: il Padre, per amore, ci ha donato il Figlio; il Figlio, per amore, ha donato se stesso nel sacrificio supremo di sé; lo Spirito, per amore, si dona all'uomo, continuando l'opera del Figlio. Tale donazione diviene esortazione, per noi cristiani, a fare altrettanto (v.12-13). Difatti, le parole di Gesù: "nessuno ha un amore più grande: dare la vita per i propri amici" (v.13), oltre ad esprimere la missione della Trinità (ciò che fa per noi), rende noto anche le modalità e le conseguenze della sua amicizia. Chi vuole realmente seguire Cristo Gesù, deve sforzarsi di non essere oggetto di preferenza per essere confortati del fatto di essere amati; ma, impegnarsi a individuare nei volti del prossimo, l'unico volto che ci ama veramente: Gesù di Nazaret. In Lui, nel Suo nome, le nostre scelte d'amore (amicizia) trovano senso nell'accoglienza del diverso, dell'altro da me. "Dare la vita", quindi, non significa, necessariamente, divenire martiri; dimostra, invece, che la nostra esistenza deve essere l'unica forma di preferenza da condividere con i fratelli. La condivisione dell'amore di Dio è la prova efficace che Gesù è in mezzo alla Sua Chiesa. Perciò, se fra di noi non c'è l'amore, quello che concede spazio al fratello, e se si considera la propria elezione (v.16) come una forma di elevazione di cui essere gelosi, manca tutto, non c'è Dio. Riempiamo, invece, le nostre giornate d'amore: diveniamo sempre più amici del nostro prossimo. Amen.

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