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TESTO Commento su Giovanni 14,8

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

Santi Filippo e Giacomo (03/05/2012)

Vangelo: Gv 14,6-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,6-14

6Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».

8Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? 10Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. 11Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

12In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. 13E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. 14Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.

Signore, mostraci il Padre.
Gv 14,8

Come vivere questa Parola?
Filippo, con tutta semplicità, rivolge a Gesù una richiesta che in fondo urge nel cuore di ogni uomo, come documenta lo stesso Antico Testamento. Se infatti esso si apre con lo scenario di un Adamo che si nasconde da Dio, timoroso di mostrargli il suo volto di peccatore, non tace la struggente nostalgia che comunque l'uomo avverte nel suo cuore. Basti pensare alla richiesta di Mosè o alla supplica pre-sente nei salmi: "Mostrami il tuo volto!".
Un desiderio che verrà pienamente appagato con l'incarnazione del Verbo, così che Gesù potrà ri-spondere a Filippo: Chi vede me, vede il Padre, perché il Padre ed io siamo una cosa sola.
Gli apostoli, i primi discepoli hanno potuto godere di questa visione, ma noi, uomini di oggi, dovre-mo restare con il nostro profondo desiderio inappagato? A noi la visione di quel volto è dunque nega-ta?
Tutt'altro! Si tratta di prendere sul serio le parole di Gesù risorto che manda a dire ai suoi amici di andare in Galilea e là lo vedranno. Non sul Tabor e neppure nel tempio, ma in Galilea, la terra del loro quotidiano.
Nella trama del loro vissuto, nel volto di ogni fratello, nella Parola e nel Pane eucaristico, nella co-munità familiare religiosa parrocchiale... là, egli fissa anche per noi l'appuntamento perché possiamo vederlo, toccarlo, gioire della sua presenza. Ma è necessario aprire gli occhi, scrutare nelle pieghe della vita e cogliere le sue impronte che anche quando sono di sangue parlano di amore, ci svelano il suo vol-to di sposo amico fratello.
Oggi sosterò a rintracciare i segni di Cristo nel mio vissuto: situazioni, incontri, momenti particola-ri...
Apri i miei occhi, Signore, perché io veda e possa riconoscerti nelle tue frequenti visi-te.
La voce di un testimone
Il Signore è difficile vederlo; ma non è impossibile sentirlo. E io vi auguro che ne sentiate la presenza, oltre che nella riscoperta di un rapporto più personale con lui, anche nel calore di una solidarietà nuova, nel fremito di speranze audaci, nel rischio di scelte coraggiose coltivate insieme.
Don Tonino Bello

 

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