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don Daniele Muraro  

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XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (07/08/2011)

Vangelo: Mt 14,22-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], 22subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. 23Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

24La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. 25Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. 26Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. 27Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». 28Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». 29Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. 30Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». 31E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». 32Appena saliti sulla barca, il vento cessò. 33Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Quasi sul far del giorno, mentre la tempesta di vento e acqua durata tutta la notte non dava cenni di remissione, allo stremo delle forze per la voga ai remi e per la privazione del sonno, i discepoli intravedono un'ombra camminare sul mare e sconvolti dalla paura lo scambiano per un fantasma.

A sentirla raccontare così un ascoltatore sospettoso potrebbe sminuire i fatti come un caso di allucinazioni e di fortuna inaspettata. Infatti in un battibaleno il vento cala, il mare si calma e subito l'imbarcazione raggiunge la riva e approda.

Però sarebbe sminuire il valore dei fatti liberarsi dello spavento con un sospiro di sollievo e ridurre il racconto a una storia da brivido a lieto fine. In quei quarti d'ora ad alta tensione gli Apostoli, e Pietro in particolare, hanno imparato qualcosa e noi possiamo raccogliere la loro testimonianza per i nostri attuali scossoni e turbamenti.

Pietro non è un tipo da lasciarsi facilmente impressionare. Il messaggio di Gesù gli arriva forte e chiaro. La rassicurazione del Signore per lui è una sfida a conoscere meglio quel Maestro che dopo aver sfamato oltre cinquemila persone incedeva con tanta maestà verso di loro incapaci di governare la barca.

"Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque". Non è una cosa da poco quella che chiede Pietro. In effetti il miracolo è doppio: l'acqua non perde la sua liquidità come si vede dall'affondare dello stesso Pietro, mentre i corpi conservano peso e consistenza, come prova la destra tesa del Signore e afferrata dallo stesso discepolo.

Sulla parola del suo Signore Pietro abbandona la barca e scende in acqua, come in precedenza dopo una notte di inutile lavoro aveva gettato le reti e le aveva riempite.

Quello fu l'episodio che lo persuase ad vincere ogni resistenza e a seguire il Maestro. Ora riconferma la sua fede e, per di così, la rifonda non più sui propri slanci, ma sulla potenza del Signore.

Anche dopo essersi decisi per Lui, non tutto è garantito, sembra dire l'episodio di oggi. Ancora si possono correre grandi rischi, sempre si devono fare i conti con la propria inadeguatezza.

La vita cristiana è un cammino, non una passeggiata. Essere entrati in amicizia con il Signore non vuol dire averlo a disposizione pronto ad surrogare ogni richiesta e sollecito a scansare ogni pericolo.

Le prove allenano la volontà e temprano il carattere; ai suoi discepoli Gesù non ne risparmia nemmeno una. Dopo aver brillantemente saziato un folla intera, Gesù lascia che gli elementi naturali prendano per un po' il sopravvento sugli sforzi dei discepoli perché in essi torni a balenare il senso della precarietà.

Già gli Apostoli una volta si erano trovati in difficoltà durante una traversata sul lago, ma Gesù era a bordo e bastò svegliarlo per uscire dai guai. Con il fatto di oggi il Signore li abitua a sopportare difficoltà più gravi e superare prove più intense; infatti arriva alla quarta veglia, cioè sul finire della notte.

In aggiunta Egli affina la loro sensibilità di fede. Non basta più che ne ravvisino la fisionomia, né che si trovino di fronte ad un miracolo. Il Signore deve parlare per farsi conoscere: è il messaggio che lo qualifica. I discepoli devono mettersi in mente che Egli stesso è la Parola di Dio per l'uomo.

Gesù dunque non abbandona i suoi in balìa della tempesta. A questo punto Pietro chiede che Gesù eserciti la sua autorità a vantaggio del suo rapporto con Lui. La richiesta dell'Apostolo non senza un qualche gradi di temerarietà, esprime tuttavia una vera fede nel Signore degli elementi e un sincero affetto nei suoi confronti.

Senza pensare al pericolo, acceso di fervore spirituale in presenza del Salvatore Pietro si lancia. Ma amando con poca costanza e con minor sapienza si fa prendere dalla paura per le folate di vento improvviso e così a Gesù gli tocca di prenderlo per mano, come aveva fatto per la sua suocera malata.

È la mano del Signore che lo salva, anticipando per il primo degli Apostoli quello che diceva di se stesso san Paolo: "Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch'io sono stato conquistato da Cristo Gesù".

Certe volte si sopportano con animo forte prove pesanti per poi lasciarsi vincere da sofferenze più leggere. A Pietro marinaio che fino a quel momento aveva lottato con il mare, fa paura il vento.

Non fu l'impeto delle raffiche a cambiare, ma la disposizione d'animo. Pietro che si era ricordato di essere Simone. Quando manca il nostro apporto di fede, si arresta anche l'aiuto di Dio: "Uomo di poca fede, perché hai dubitato?" Se si risveglia la fede, non c'è bisogno che il Signore comandi: "Appena saliti sulla barca, il vento cessò".

Pietro sapeva nuotare, ma la paura fa brutti scherzi. Pietro pensava di credere, ma la propria fede bisogna sempre tenerla in allenamento.

Non sappiamo quali tempeste ci riserva la traversata della vita, crediamo però che il Signore non mancherà di farsi riconoscere. Beati noi se sapremo ascoltarne la Parola e avere fede in Lui nonostante la confusione e l'incertezza del momento.

 

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