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TESTO Atei devoti e cristiani adulti

don Daniele Muraro  

IX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/03/2011)

Vangelo: Mt 7,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 21Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. 23Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.

24Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. 27Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».

"Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti" abbiamo ascoltato un paio di domeniche fa. Oggi veniamo a sapere che prima o poi su tutti indistintamente può scatenarsi una tempesta, ma se si è costruito sulla roccia la casa rimane in piedi, mentre per chi edifica sulla sabbia la rovina sarà grande, cioè difficilmente rimediabile.

Che non si tratti di un colpo di sfortuna è evidente dalle parole immediatamente precedenti: "Non chiunque mi dice: 'Signore, Signore', entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio...." Entra in gioco una presa di posizione personale: c'è "chi ascolta e mette in pratica" e "chi ascolta e non mette in pratica". È un problema di scelta delle fondamenta.

Una casa non vien su in un giorno e così neanche per la costruzione della propria personalità morale. Il carattere della persona mal sopporta repentini mutamenti e la buona volontà indebolita per lo scarso esercizio difficilmente si adatta a nuove migliori compagnie, abitudini e convinzioni.

In questo senso noi cristiani siamo caricati di una responsabilità superiore a quella di chi non è ancora venuto alla fede. Nel battesimo abbiamo risposto ad un appello; ci è stato rivolto un annuncio, abbiamo sentito proclamare delle verità e abbiamo rispondere. Questo vale non solo per i singoli, ma anche per le società intere.

Nel 1980 il papa Giovanni Paolo, appena eletto, andò in Francia e in previsione del quindicesimo centenario del battesimo della nazione aveva parlato chiaro: "Allora permettetemi di domandarvi: Francia, figlia primogenita della Chiesa, sei tu fedele alle promesse del tuo battesimo?"

C'è da rimanere sbalorditi per come ai nostri giorni la proposta cristiana subisca interpretazioni tanto diverse e contrapposte. Alcuni apprezzano i valori cristiani e li sostengono, ma si rifiutano di aderire alla comunità di fede (a costoro si è dato il nome di atei devoti); altri invece si appropriano del nome cristiano per sostenere ragioni che hanno poco a che vedere con Gesù Cristo e il Vangelo.

C'è chi rifiuta di venire annoverato a tutti gli effetti tra i fedeli della Chiesa, anche se si affanna a difendere il patrimonio di civiltà che da essa si è sviluppato: all'opposto troviamo chi rivendicando, fieramente la propria appartenenza ecclesiale, vorrebbe approvata ogni costume della società moderna, anche quelli aberranti, in nome di una raggiunta maggiore età (la cosiddetta fede adulta).

In mezzo sta la Chiesa intesa come istituzione che dialoga con gli uni e con gli altri, proponendo a tutti la conversione. Infatti non ci può dire cristiani perché si apprezzano i principî o la cultura di cui l'istituzione ecclesiale si è fatta portavoce nei secoli se manca la pratica dei sacramenti; e nemmeno ciascun fedele dichiarato può farsi un cristianesimo a piacimento scegliendo che cosa prendere e che cosa lasciare nell'insegnamento del Magistero soprattutto in campo morale. In entrambi i casi si costruisce sulla sabbia.

Noi cristiani siamo stati introdotti alla fede, come dentro ad un appartamento abitabile, collocato ad una certa posizione dell'edificio, ma che non è legato con gli altri appartamenti e soprattutto può non poggiare su solide fondamenta, pena il rischio imminente di crollo.

La proposta di Gesù, per quel che riguarda la salvezza, è monolitica. Si tratta di prendere o lasciare. Metterla in discussione la sua Parola vorrebbe dire scalzare dalle fondamenta la vita di fede. Sottili analisi o preferenze arbitrarie non lasciano sul terreno che macerie.

La nostalgia dei ruderi di un passato lontano è sterile, mentre pericolosi si rivelano i varchi lasciati aperti alle ventate del tempo attuale. Gettano solo sabbia negli occhi.

La parola del Signore per chi la professa è criterio di giudizio (pendaglio tra gli occhi, secondo l'immagine della prima lettura) e regola di condotta (braccialetto al polso). Essa è fatta per scendere nel cuore e occuparlo stabilmente.

Nella sabbia si sprofonda e questo capita a chi snerva di efficacia il messaggio del Vangelo, dissolvendolo in un sentimentalismo incoerente, oppure prendendolo a mozziconi, a seconda delle convenienze.

Quelli che pretendono la morale cristiana diventi friabile in realtà non si rendono conto che così facendo polverizzano la roccia su cui si basa la loro professione di fede.

Per un certo tempo regge anche la casa costruita sulla sabbia, e non se ne valuta la differenza rispetto a quella edificata sulla roccia, ma pioggia, fiumi e venti impregnano, investono e irrompono.

La fede che la Chiesa custodisce è aggancio con l'eternità; chi si precipita a seguire le mode del momento rischia lo sfacelo. Il mondo che con la sua forza di gravità attira verso il basso. Quando la sabbia entra nelle scarpe vuol dire che ci si sta avventurando in un terreno franoso.

Un cristianesimo annacquato e rammollito, una fede che non si tutela di fronte alla fiumana delle mode correnti o peggio che apre le porte alle folate di novità sottili e turbinose che mettono a soqquadro l'ordine mentale e morale non può resistere a lungo.

La raccomandazione dunque è quella di mantenersi con i piedi ben saldi sulla roccia che è Cristo senza cedere ad attrattive disgreganti o a comodi compromessi in attesa di venire riconosciuti dal Signore come uomini di Parola, uomini per i quali la sua Parola è stata il fondamento di tutta l'esistenza nelle dichiarazioni e nella condotta pratica.

 

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