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TESTO Quel fuoco che è Cristo

Suor Giuseppina Pisano o.p.

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XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (15/08/2010)

Vangelo: Lc 12,49-57 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

"Fatevi borse che non invecchiano: un tesoro inesauribile nei cieli...", questa l'esortazione che abbiamo ascoltato la scorsa domenica dalla bocca del Signore Gesù, esortazione rivolta, ancora una volta oggi a noi, uomini e donne di questo tempo presente, come sempre alla ricerca della felicità e della serenità, che spesso identifichiamo con la sicurezza economica, la tranquillità sociale e politica e il benessere di un'esistenza tutelata da certi valori che riteniamo fondamentali, che ci stanno particolarmente a cuore e che perciò costituiscono il nostro " tesoro", anche se legato esclusivamente all'orizzonte temporale.

Infatti c'è un bene temporale indispensabile per l'esistenza umana; ma c'è anche un altro bene, un altro tesoro spesso disatteso, e questo è Cristo, il Figlio di Dio, fatto uomo per la nostra salvezza, morto e risorto per ognuno di noi, vivo e presente non solo nella Storia dell'intera umanità, ma anche e soprattutto nella nostra vita personale, che Egli vuol condurre alla pienezza che è comunione col Padre, che si realizza nella sequela di Lui, nostra Via, e nostra vera Vita.

Di Lui, il Cristo che dovrebbe costuire il fulcro vivo della nostra esistenza, Paolo oggi ci dice: "Fratelli, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci intralcia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli, in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia... Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità da parte dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo".

Parole forti, queste dell'Apostolo, che interpellano la nostra fede, soprattutto quando rischia di diventare vago fideismo o di ridursi a poche e povere pratiche usurate dall'abitudine, che non incidono affatto sulla vita di ogni giorno, che spesso trascorre, o meglio, corre velocemente su altri binari: quelli che impone la mentalità imperante del nostro tempo, una mentalità che conosciamo molto bene e che non è il caso di analizzare qui, ora.

Paolo ci ricorda, anzi, ci pone di fronte al Cristo e a quanto lui ha operato per ognuno di noi, rinunciando alle sue prerogative divine e assumendo in pieno la condizione umana per risanarla, per riscattarla a prezzo della sua stessa vita e per darle un futuro totalmente aperto alla speranza, quella della gioia infinita che le nostre parole non sanno né possono esprimere adeguatamente: la gioa della comunione con Dio, della familiarità col Padre che ama, guida, accoglie ed accompagna, nel tempo ed oltre il tempo.

E' una proposta importante, quella che oggi Paolo ci ripete, ed è una proposta che comporta, da parte di ognuno di noi, una scelta, che sia scelta di fede e scelta di vita, seria, sincera, profonda e coerente: la scelta di Gesù Cristo, quel tesoro inesauribile, inalterabile, inalienabile che non è una cosa, ma la Persona stessa di Dio che, nel Figlio, si è fatto uno di noi, ha vissuto come l'ultimo degli uomini per risollevarci da ogni miseria, per risanarci da ogni male, per consolarci in ogni dolore e renderci figli del medesimo Padre, come lui.

Su questa scelta, anche il brano del vangelo di oggi ci interpella, con quella domanda provocatoria che Gesù rivolge alla folla in ascolto: "Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: Viene la pioggia, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: Ci sarà caldo, e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?".

E cosa è "giusto", cosa è urgente per la vita e la felicità dell'uomo?

Forse che la conoscenza del mondo in cui viviamo sia sempre più perfetta e profonda?

Certo! La conoscenza ha un grande valore e l'intelligenza di cui Dio ha dotato l'uomo è una grande ricchezza, ma l'uso che l'uomo ne fa non può aver come limite il mondo naturale e le realtà temporali; c'è una conoscenza più alta e profonda alla quale ogni uomo è chiamato ed è la conoscenza di Dio e del suo Mistero, la cui presenza ogni uomo che non sia distratto o indifferente, può cogliere attraverso segni ben visibili, nelle cose create e negli eventi della storia e della vita di ogni giorno.

Infatti Dio è presente ed operante tra noi e per noi e il Salmista ce lo ricorda quando dice: "Ho sperato: ho sperato nel Signore, ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido. Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude; i miei piedi ha stabilito sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi" (sl. 39).

Nella storia di ogni uomo, come nella grande Storia dell'umanità, Dio opera per la salvezza di tutti e di ognuno, quella salvezza che si è resa visibile in Cristo, la cui presenza e la cui parola hanno trasformato il corso della storia, e ancora la guidano verso la salvezza, solo che gli uomini vogliano accoglierla e vogliano guardare a Lui come Via, Verità e Vita.

Ed è con parole inquietanti che oggi Gesù, nel passo del Vangelo, ci parla di sè e della sua missione: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera".

"C'è un battesimo che devo ricevere....", e le parole di Paolo tornano ancor più chiare alla mente, là dove parlano di croce, di ignominia e della grande ostilità subita dal Figlio di Dio da parte di quegli uomini per i quali dava la vita.

Il Battesimo di Cristo, figura del nostro battesimo, impegnativo ma incruento, è la totale immersione del Signore Gesù nel dolore più straziante fatto di violenza fisica, ma soprattutto fatto di rifiuto: un disamore ancora presente nel mondo, sprezzante e indifferente.

E c'è un fuoco di cui il Cristo parla, il fuoco dell'amore, l'Amore increato, l'Amore sostanziale che è lo Spirito; "Lui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco..." (Mt 3,11) aveva detto il Battista; si tratta di un fuoco che arde e non distrugge ma vivifica e trasforma, ed è il fuoco dello Spirito promesso alla vigilia della passione, e che, dopo la resurrezione avrebbe infiammato di sè gli Apostoli, perché con la parola e la testimonianza, incendiassero il mondo riportandolo a Dio. Un fuoco che è, da allora, anima della missione che Cristo ha affidato ai suoi; una missione difficile e una scelta non semplice perché chiede di mettere Cristo al centro della vita, a qualunque prezzo. Accogliere Cristo e seguirlo sino alla fine con fede generosa e coerente significa anche perdere la pace, in qualche modo; infatti la venuta di Gesù nella Storia i è sempre scontrata con tutto ciò che è in opposizione a Dio e alla sua volontà, e così è anche oggi quando Lui entra nella nostra vita e chiede di pronunciarci, liberamente, con lui o contro di lui: questa scelta radicale genera spesso contrasto e lotta, che talvolta penetra all'interno delle stesse famiglie.

Del resto il Vangelo non ammette compromessi e la scelta prioritaria di Cristo deve essere sincera e operante, tradotta in vita giorno dopo giorno, costi quello che costi, anche se il prezzo, talvolta, mette in gioco i legami più cari: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me.Chi non prende la sua croce dietro a me, non è degno di me." (sono sempre parole di Cristo - Mt 10,37-38).

Questa è la scelta che Cristo ci ripropone oggi, una scelta impegnativa, senza deroghe ed urgente proprio in questo nostro tempo, in mezzo a tanta guerra contro il Suo corpo che è la Chiesa e contro chi opera per suo mandato, nel suo nome; è una scelta che esige una risposta seria e coerente, che contrasta la dilagante indifferenza, come l'irrisione e la derisione; ed è un appello che Cristo rivolge a tutti gli uomini: cristiani e non cristiani, perché lontano da Dio e dal suo Figlio, il Signore Gesù, l'uomo perde facilmente la strada, scambia le illusioni con la Verità, e le tante subdole strumentalizzazioni con la promessa di una vita più felice e più degna dell'uomo.

sr Maria Giuseppina Pisano o.p. mrita.pisano@virgilio.it

 

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