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TESTO Commento su Marco 16,15-20

Omelie.org - autori vari  

Ascensione del Signore (Anno B) (24/05/2009)

Vangelo: Mc 16,15-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 16,15-20

15E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. 16Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 17Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, 18prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

19Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.

20Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

PRIMO COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di don Giampaolo Perugini

Il lucchetto ed il cielo

Molti ragazzi di Roma hanno pensato di giurarsi amore eterno allo stesso modo dei protagonisti di un romanzo ormai diventato famoso. Chiudono un lucchetto sul parapetto di ponte Milvio e poi buttano la chiave nel fiume Tevere. È il loro modo di dirsi: “Saremo uniti per sempre”. Non è bello il gesto - che costa denaro a tutti i romani per la rimozione - e non sono per niente belli da vedersi quei lucchetti... Ma è bello il simbolo e commovente l’intenzione: “Noi abbiamo chiuso questo lucchetto (cioè sigillato il nostro patto di amarci per sempre) e nessuno lo potrà mai aprire, neanche noi, perché buttiamo via la chiave”. E quel lucchetto rimane lì. È diventato un simbolo d’amore, certo! Ma è un simbolo chiuso, statico, fermo. Un testimone tenero ma silenzioso. Senza coscienza. Senza alcun potere di aiutare quei due ragazzi che vogliono amarsi in eterno. Un simbolo che arrugginisce senza neanche saperlo, semplicemente con il passare del tempo... Come succede purtroppo a tanti amori che non hanno dato a Dio le chiavi dei propri cuori e dei propri corpi. Amori e storie che si chiudono, perché erano chiusi già al momento d’iniziare.

Anche Gesù, dopo averci amato in tutti i modi possibili e fino all’ultima goccia di sangue, vuole “inventare” un simbolo d’amore. Ascende al cielo. È un simbolo aperto, dinamico, in movimento.. com’è nella natura vera dell’amore. Se il lucchetto testimonia un istante, una promessa ancora tutta da realizzare, Gesù che ascende al cielo intanto testimonia una promessa mantenuta: la sua vita, spesa per amare e sacrificata per amore di ciascuno di noi. Inoltre, il lucchetto non può cambiare la realtà della vita e dell’amore di chi lo ha messo! Gesù che ascende al cielo invece inaugura e ci introduce in una nuova realtà: quella della vita eterna. Gesù non chiude un lucchetto e se ne va, ma “apre” un nuovo orizzonte: quello del cielo, quello del Padre, quello dell’amore eterno. Quello dell’amore che non ha limiti e confini né di spazio né di tempo. Gesù non rimane spettatore impassibile e impotente - come il lucchetto - da qualche parte su di un trono al di là delle nuvole! Tutto il contrario. Ascendere al cielo non è un modo di congedarsi, di separarsi da noi! Salendo al cielo Gesù ci dice: “Ora saremo davvero uniti per sempre. Il cielo è aperto. La vita eterna, l’amore eterno è a vostra disposizione da adesso. Pietro, ricordati che io non ho buttato le chiavi, ma le ho date a te per aprire a tutti quelli che vogliono entrare! Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura (Vangelo)”. Gesù continua ad essere presente e operante ma in modo più “alto”, più perfetto... Attraverso di noi.

Perché state a guardare il cielo? (I lettura).

Sembra un dolce rimprovero e, in effetti, lo è. Ma forse non dobbiamo guardare il cielo?

A ciascuno di noi sarà capitato almeno una volta di guardare il cielo - non solo per vedere che tempo farà - e rimanerne affascinati. Magari pensando a qualcuno o lasciando che i propri pensieri, desideri, spiccassero il volo... Vivendo a Roma bisogna fare molta attenzione a dove metti i piedi per terra, non puoi guardare al cielo. Ma ci farebbe bene ogni tanto fare questo. Ricordare a noi stessi che il Padre nostro che è nei cieli è il Padre di tutti, è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti (II lettura). Ricordare a noi stessi che non siamo stati creati solo dalla terra ma anche dallo Spirito di Dio. Che non esistiamo per stare su questa terra meglio possibile e il più a lungo possibile ma per un progetto d’amore di Dio che è ogni giorno da scoprire con la preghiera e l’ascolto della sua Parola. Ricordare che la mia vita ha un senso e un posto, accanto a qualcun altro, per edificare il corpo di Cristo (II lettura).

E allora? Cosa significa il dolce rimprovero? Solo qualche domenica fa san Paolo ci aveva detto: “pensate alle cose di lassù”. Ecco la risposta: “Pensate” al cielo! Non: “guardate” il cielo... perché dovete guardare sulla terra, a quello che succede qui, a chi ha bisogno di voi. Pensate alle cose di lassù mentre vi date da fare nelle cose di quaggiù. Perché senza l’amore di Dio non potete amare né voi stessi né chiunque vive su questa terra.

Altro che “tre metri sopra il cielo”... “Tre metri sotto terra”!!! Pensa al cielo e ti riempi di speranza quando sei tentato di disperarti. Pensa al cielo e ricevi la forza di sacrificarti per amore quando il sentimento dell’amore sembra finito. Pensa al cielo e sperimenti la gioia di continuare ad amare quelli che pensavi di avere perso e che invece vivono nell’amore eterno di Dio e continuano ad amarti e ti attendono. Pensa al cielo e trovi il coraggio di convertirti quando il diavolo cerca di sedurti dicendoti: “Pensa solo a divertirti”! Pensa al cielo ma non stare a guardarlo per fantasticare o per conoscere il futuro. Il futuro è questo presente sulla terra, quello che vivi o che non vivi oggi con il Signore... questo è il tuo cielo, il tuo purgatorio o il tuo inferno sulla terra.

 

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