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TESTO Sull'alta montagna, il volto di Dio!

don Roberto Rossi  

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II Domenica di Quaresima (Anno A) (24/02/2002)

Vangelo: Mt 17,1-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 17,1-9

In quel tempo, 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.

9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Il vangelo della trasfigurazione è un vero itinerario quaresimale: una strada di vita cristiana per tutti noi.

Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni li condusse in disparte. su un alto monte... Gesù invita noi suoi discepoli a momenti di distacco dalle cose e dagli impegni consueti, invita a cercare il silenzio, la riflessione, la preghiera. Effettivamente abbiamo bisogno di trovare pace e interiorità nelle nostre giornate piene di impegni, di preoccupazioni più o meno valide, di stanchezza, di stress. In un'altra occasione Gesù dirà: Venite, riposatevi un po'. Gesù sale sulla montagna. Lo studioso biblico Ravasi ha scritto un libro: I monti di Dio. La montagna è sempre un luogo di particolare rapporto con Dio. Dio sceglie i monti per le sue rivelazioni, i suoi doni di amore: ricordiamo il Sinai, l'Oreb, il Tabor, il monte delle beatitudini, il calvario, il monte dell'ascensione.

E' importante anche cercare il luogo adatto alla preghiera, il luogo dove si può accogliere nella maniera più viva la presenza di Dio.

Nelle nostre giornate e nei nostri propositi quaresimali, riusciamo a programmare momenti di preghiera ("il nostro stare con Gesù in disparte") e qualche esperienza forte in uno dei tanti luoghi dove siamo aiutati per un incontro vero con il Signore?

Gesù fu trasfigurato davanti a loro, il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la neve. Gesù si fa vedere in tutta la gloria di Figlio di Dio e i suoi possono contemplarlo, possono percepire qualcosa della sua grandezza e bellezza infinita. E' un'esperienza talmente grande che Pietro esclama: E' bello per noi stare qui.

Anche noi siamo spinti a coltivare l'esperienza della contemplazione del volto di Dio, dell'amore di Dio, della sua grandezza e della sua vicinanza. Ci viene in mete tutto quello che il S. Padre nella lettera per il millennio ci ha scritto per la contemplazione del "Suo" volto. "Lo sguardo resta più che mai fisso sul volto del Signore". "Solo l'esperienza del silenzio e della preghiera offre l'orizzonte adeguato in cui può maturare e svilupparsi la conoscenza più vera e coerente di quel mistero che è il Figlio di Dio, venuto ad abitare in mezzo a noi". "Nel volto di Cristo la Chiesa contempla il suo tesoro, la sua gioia".(TMI)

Chiediamoci: E' bello per noi stare con il Signore? Nei momenti di preghiera, nella Messa, nelle liturgie, nel silenzio della nostra camera?

A Cristo Figlio di Dio, Messia Salvatore, danno testimonianza Mosè ed Elia, cioè tutta la storia sacra dell'Antico Testamento. Cristo è il Messia atteso nei secoli; Cristo diventa il centro del cosmo e della storia, l'unico Salvatore del mondo, il Salvatore dell'universo.

Una nube luminosa li avvolse e si udì la voce: Questo è il mio Figlio prediletto, nel quale mi suo compiaciuto. Ascoltatelo! La nube ci ricorda la presenza protettrice di Dio nel cammino del popolo ebraico ed esprime ora quella stessa presenza. La voce è la voce del Padre. Aveva parlato in molti modi attraverso Mosè e i profeti; aveva dato sul monte le tavole della legge (i dieci comandamenti); ora parla attraverso Gesù, il Figlio, che ci darà la nuova legge, le beatitudini e il comandamento nuovo dell'amore. Per questo Cristo va ascoltato.

Com'è la nostra fede in Gesù Salvatore? Come lo ascoltiamo? Conosciamo la sua parola, i suoi insegnamenti, li seguiamo?

Ai tre apostoli prediletti che vorrebbero restare così sul monte, molto presto Gesù si avvicina nel suo aspetto di uomo normale. C'è un canto che dice: Ma il nostro posto è là, là in mezzo a loro, cioè in mezzo agli uomini, a portare avanti la missione di Gesù. Scendono dal monte e ordina loro di non parlare a nessuno di questa visione finché Egli non sia risorto dai morti. E se devono aspettare la risurrezione, significa che prima dovrà morire. E' sintomatico che Pietro, Giacomo e Giovanni, saranno gli stessi che Gesù chiamerà con sé nell'orto degli ulivi. Essi faranno fatica, mentre lui agonizza e prova la sofferenza e la tentazione più grande, essi non capiranno, non riusciranno a vegliare neanche un'ora con Lui. Ma prima li ha chiamati sul Tabor, perché quanto hanno contemplato della sua gloria non abbiano a dimenticarlo, perché non abbiano a scandalizzarsi se suderà sangue, se sarà crocifisso e morirà. perché è sempre Lui, perché è proprio quella la sua ora, perché è proprio attraverso la sofferenza e la morte che giungerà alla gloria della resurrezione.

Verranno anche per noi i momenti difficili, in cui proveremo crisi e tentazioni. Ma il Signore Gesù è Lui, sempre. E' con noi, sempre. Trasforma ogni sofferenza e ogni morte in risurrezione, in vita. Dice uno scrittore: E' importante non dimenticare nei momenti delle tenebre, ciò che abbiamo visto nei momenti della luce. Anche a noi il Signore dà tanti momenti di luce, come sul Tabor; quando vengono i giorni difficili, dobbiamo ricordare la bontà del Signore, credere alla sua fedeltà, unirci alla sua sofferenza, per essere uniti poi con Lui per sempre nella pienezza della vita.

 

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