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TESTO Trinità non da capire ma da vivere

don Giovanni Berti

Santissima Trinità (Anno A) (18/05/2008)

Vangelo: Gv 3,16-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 3,16-18

16Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.

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Dio secondo noi cristiani è uno e trino, una sola sostanza in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.

E' così che ce l'ha rivelato Gesù. Ci sono voluti diversi secoli di dibattiti teologici e anche di profonde lacerazioni nella Chiesa per arrivare a questa consapevolezza, ma ora tutti i cristiani delle diverse confessioni (cattolici, ortodossi e protestanti) hanno questa base comune. La divisione e le lotte nel corso della storia del cristianesimo si sono spostate a livelli diversi, direi inferiori...

Oggi la questione dell'identità profonda di Dio uno e trino non credo interessi più nessuno pur rimanendo fondamentale. Anzi, si ha l'impressione che insistere sulla divinità del Figlio uguale al Padre pur nella diversità dell'azione storico-salvifica e discutere ancora della realtà personale dello Spirito Santo, sia quasi un voler sviare dal problema che davvero urge risolvere: Dio, che sia uno o che trino, è sempre più lasciato fuori dalla vita personale e reale di moltissimi di coloro che sono battezzati... In altri termini: il Dio della teologia che rapporto ha con il Dio della vita?

Il Vangelo di questa domenica, consacrata dalla Chiesa alla Santissima Trinità, ci parla di un dialogo molto importante tra due uomini di fede, Gesù e Nicodemo. Nicodemo, rappresentante illustre della tradizione ebraica, discute con Gesù sulla sua identità. Tutto il dialogo è una stupenda auto rivelazione di Gesù. Ma non bisogna dimenticare il contesto di questo parlare di Gesù riguardo se stesso e il Padre. Gesù non parla mai in un aula accademica in modo astratto e asettico. Infatti anche qui, in questo incontro con Nicodemo, siamo in un contesto di relazione vera. E' notte e questo fariseo si reca da Gesù per capire chi è veramente e che cosa ha da dire alla sua vita, e Gesù gli parla personalmente perché vuole illuminare la notte del suo cuore. In molte altre parti del Vangelo Gesù parla e agisce con lo scopo preciso di toccare nel profondo e trasformare la vita delle persone che lo circondano. Non riuscirà a toccare il cuore solo di coloro che non vogliono conoscerlo e si tengono lontani. Per loro Gesù rimarrà solo un oggetto di osservazione che alla fine si può anche eliminare, tanto non ha nulla da dire alla loro vita.

E' questo il Dio che Gesù rivela: un Dio che entra nella vita e manifesta la propria vita interiore (una e trina) per cambiare la nostra e darle luce, così come ha illuminato il cuore di Nicodemo.

La fede non è dunque solo un fatto di nozioni astratte da conoscere e comprendere quasi si trattasse di formule chimiche imparate al liceo che non servono a niente nell'immediato se non quello di farci prendere un bel voto. La fede è relazione personale con Dio dentro la vita che viviamo concretamente. Mi piace dunque pensare che più vivo una vita di relazioni profonde fatte di ricerca di unità, simpatia, incoraggiamento reciproco, perdono vero, sostegno, più vivo insomma una vita sullo stile di Gesù, più conosco e comprendo l'Onnipotente in se stesso, cioè come tre Persone unite in un'unica perfetta realtà che diciamo Amore!

La Trinità non va capita, ma vissuta.

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