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TESTO Per vincere la paura

Messa Meditazione  

Venerdì della IV settimana di Pasqua (18/04/2008)

Vangelo: Gv 14,1-6 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Lettura

L'annunzio del tradimento di Giuda (cfr. Gv 13,21), della partenza di Gesù (cfr. Gv 13,33.36) e del rinnegamento di Pietro (cfr. Gv 13,38), aveva turbato gli apostoli. Perciò Gesù li esorta a rendere saldo il loro cuore, mediante la fede in Dio e nel loro Maestro. Colui al quale i discepoli debbono tenersi uniti è il Padre di Gesù, nella cui casa ci sono molti posti, e Gesù ritorna a lui, esattamente per preparare loro un posto. Nella casa del Padre, saranno sempre insieme. Dalla meta, Gesù rivolge lo sguardo alla via per raggiungerla. Dopo la domanda su questa, che mostra l'incertezza di Tommaso, Gesù rivela se stesso: «Io sono la via, la verità e la vita».

Meditazione

Gesù dà per scontato che i suoi discepoli siano turbati e spaventati. Il Maestro sa che il turbamento del cuore aggiunge difficoltà a difficoltà, che fa vivere male una situazione già di per sé complicata e, perciò, vuole tranquillizzare e rassicurare i discepoli. La fede è il loro potente "ansiolitico": «abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me». Credere mantiene qui, più che altrove, il suo fondamentale significato dell'Antico Testamento di «costruire fermamente su qualcuno» (cfr., ad esempio, Is 28,16) e, indica ancora una volta, la fede che trova il suo fondamento nelle parole di Gesù. Ogni tentazione, ultimamente, riguarda sempre la fede, unica forza per superare gli inevitabili turbamenti e il Signore ci ripete: «nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, nell'abbandono confidente sta la vostra forza» (Is 30,15). Possiamo superare le difficoltà, appoggiandoci non su di noi, ma sulla sua potenza.

Ai discepoli, Gesù dice che va a preparare loro un posto nella casa del Padre. Non dobbiamo pensare che il Signore vada in cielo a preparare un posto, come si va in un albergo a riservare una stanza, ma che grazie a lui possiamo essere vicini a Dio, possiamo incontrarlo e contemplarne il volto. Con l'espressione «casa del Padre mio», Gesù aveva chiamato il tempio (cfr. Gv 2,16), identificato con il suo corpo (cfr. Gv 2,21). Gesù, come il santuario costruito da mani d'uomo, sarà distrutto nella passione; ma proprio così arriverà alla risurrezione e diventerà il nuovo e definitivo santuario (cfr. Gv 2,19-22), il nuovo tempio, che è insieme casa di Dio e casa degli uomini redenti. Perciò, possiamo avere «il coraggio di avvicinarci in piena fiducia a Dio per la fede in lui» (Ef 3,12).

Preghiera:

Signore morto e risorto, abbi pietà della nostra instabilità, fa' che crediamo in te, che siamo saldi in te e che, con amore fiducioso, senza le nostre paure, ci accostiamo a Dio.

Agire:

Oggi, nei momenti di scoraggiamento, mi ricorderò della fede, fonte della mia stabilità.

Commento a cura di don Nunzio Capizzi

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