PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Fedeli come se fosse la prima volta...

padre Gian Franco Scarpitta  

VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/03/2003)

Vangelo: Mc 2,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 2,18-22

18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.

22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Che atteggiamento assume Dio nei confronti delle nostre infedeltà? Ce lo spiega la prima lettura di questa domenica, tratta dal libro di Osea. Questo profeta, vissuto nell' VIII secolo aC, non esita a raccontarci senza riserve né vergogna alcuna la sua storia d'amore caratterizzata dalle indedeltà della propria consorte che si offre ad altri uomini portando a casa figli illegittimi; di fronte a tale sconcertante evidenza, l'uomo di Dio reagisce come se fosse la prima volta che conoscesse il suo amore: "La condurrò con me nel deserto e parlerò al suo cuore...". E' davvero commovente ed edificante questa soluzione del profeta tradito dalla moglie, che, piuttosto che lascarsi trasportare dall'ira e dal mancato buonsenso, cerca di riconquistare il "cuore" della sua donna, come se riconoscesse che i suoi adulteri fossero in parte colpa sua: dimentica il passato delle infedeltà e cerca di comportarsi con lei come se fosse "la prima volta". Come sarebe bello se di fronte a tutti i malintesi della odierna vita coniugale si ripartisse al medesimo modo!!

L'immagine tuttavia non è solamente riferita alla vicenda personale del profeta: in essa si evince l'analogia dell'amore d Dio per il suo popolo: Dio ha sempre preso atto delle infedeltà del popolo di Israele alla Sua alleanza e del peccato continuo, ma poiché è fedele con se stesso, tende a "riconquistare il cuore" degli uomini, ad acquistare non già la loro sottomissione forzata o il loro timore servile, quanto piuttosto la loro fiducia. In una parola Dio si manifesta come lo "sposo" del suo popolo. Tanto è grande il Suo amore nei suoi confronti. Non per niente l'immagine dell'amore sponsale sarà ripresa nella Scrittura più volte, nel libro di Ezechiele e in Isaia. Non per nulla Osea, viene intravisto con una generale caratteristica dell'amore, accostato ad Amos le cui prerogative sono invece quelle della Giustizia (G. Ravasi)

Dio è lo sposo amante del suo popolo. Ecco anche il senso della pagina odierna del vangelo; in essa si evince una diatriba fra i farisei, i discepoli di Giovanni e Gesù. Molte volte, nel considerare la risposta di Gesù alle deplorazioni dei suoi interlocutori si fa riferimento alla pericope inerente il digiuno; a mio giudizio invece la risposta fondamentale e convincente che Gesù dà ai suoi interlocutori consiste in questo concetto: "Vino nuovo in otri vecchi, toppa nuova in abiti vecchi", vale a dire la "novità": in Gesù infatti c'è un modo di concepire i nostri rapporti con Dio secondo parametri del tutto nuovi ed entusiasmanti, che sono quelli di cui sopra: in Gesù Dio si rivela a tutti come lo Sposo che ci invita al banchetto di nozze non solo come commensali ma anche come "parte di lui", quasi come suoi sposi noi stessi. Ora, ragioniamo un momento: sarebbe una reale festa di nozze quella durante la quale uno degli sposi mostrasse sembre chiusura, tristezza, cipigli e indifferenza nei riguardi dell'evento che lo sta interessando? Certamente non si tratterebbe neppure di una festa di nozze, giacché in una simile circostanza è la gioia, la spensieratezza, l'allegria e l'entusiasmo che caratterizzano un convito di nozze. Ebbene, è nella gioia che si vive il nuovo rapporto con Dio, nel clima della fiducia e dell'apertura incondizionata e confidenziale nei nostri confronti. Senza per nulla volere screditare la validità delle preghiere ben note del Padre Nostro e dell'Ave Maria, io amo suggerire che la preghiera si realizzi sotto forma di dialogo confidenziale con Dio, caratterizzato dall'esternazione ad alta voce dei nostri sentimenti, delle nostre paure, impressioni e problemi, anche in ciò che riguarda le comuni esperienze della vita quoridiana del tipo della spesa al supermercato o della mancanza di benzina alla nostra auto. Appunto perché Chi ci ascolta è una Persona, un altro Tu che ci sta davanti e si compiace delle nostre confidenze anche in napoletano, oltre che delle nostre richieste di aiuto e la nostra preghiera otterrà sempre una risposta: un vero sposo infatti è sempre partecipe delle problematiche, gioie e dolori della del consorte e nessuno può dare maggiore esemplarità di amore sponsale se non Dio e per ciò stesso nostro Signore Gesù Cristo. Cristo è il vero sposo che nel corso della sua relazione con noi mai arriverà a deluderci attraverso frasi come: "Fatti i fatti tuoi" oppure: "Non sono cose che ti riguardano" ma sarà sempre compiaciuto nel sentirsi coinvolto nelle nostre faccende.

Che dire poi del digiuno? Certamente esso è nostra condivisione dell'avvicinarsi di Cristo verso Gerusalemme, luogo del suo arresto e della sua condanna: è quanto stiamo per intraprendere a partire dal prossimo Mercoledì delle Ceneri per tutto il tempo forte di Quaresima; sarà una condivisione del dolore e dei patimenti di Cristo "significata" da un "insignificante" gesto di rinuncia corporale quale appunto il digiuno in due giorn di questo significante periodo che abbiamo davanti nonché l'astinenza settimanale dalla carne, che ci porterà a considerare la superficialità e la banalità di tante cose superflue e l'importanza del primato di Dio sulla materia, aitandoci ad accrescere la condivisione anche materiale con quanti sono nel bisogno; a proposito: perché non estendere questo digiuno anche alla mortificazione della lingua(evitando magari i pettegolezzi o le parole inutili, come suggerisce San Francesco di Paola) o anche della vista (Rinunciare ad un banale programma in Tv) o materiale (Privarci di una sigaretta, di una spesa voluttuaria per corrispondere l'equivalente ai bisognosi)? Sarà in tutti i casi un'esperienza che ci incoraggerà a dare un senso ai patimenti e patemi d'animo che ci sono richiesti nella nostra vita, aiutandoci ad accettarli secondo il monito di San Paolo: "Completo nella mia carne ciò che manca ai patimenti di Cristo" consci che dopo il temporale sorge l'arcobaleno e che ogni sacrificio sarà sempre ricompensato: dopo la passione e la morte, ricordiamocelo! arriva la resurrezione e questo sarà anche il nostro destino. Ecco che allora anche la Quaresima con i relativi digiuni si qualifica come occasione di gioia sponsale: in questo tempo, attraverso una vita di reale conversione, saremo infatti "profeti della Pasqua" e della medesima Pasqua godremo noi stessi.

 

Ricerca avanzata  (54437 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: