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TESTO Commento su Rm 8,22-27

Monastero Domenicano Matris Domini  

Pentecoste - Messa della Vigilia (15/05/2016)

Brano biblico: Rm 8,22-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 7,37-39

37Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». 39Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato.

Collocazione del brano
In questa vigilia della solennità della Pentecoste ci viene offerto un brano del capitolo 8 delle lettera ai Romani. Questo capitolo è quanto mai indicato perché è dedicato al tema dello Spirito che anima l'esistenza cristiana. Chi segue Cristo non è più sotto il dominio della carne, ma in quello dello Spirito, la forza divina che opera nella storia umana e crea quella pienezza di vita che è propria del futuro promesso da Dio.
Il brano che leggiamo oggi è preceduto da alcune considerazioni sulla sofferenza che i cristiani di Roma stavano sopportando a causa delle persecuzioni. Paolo assicura loro che queste sofferenze non sono paragonabili alle gioie che aspettano i cristiani nella gloria futura. C'è inoltre una sofferenza di tutta la creazione che aspetta la rivelazione definitiva dei figli di Dio.

Lectio
22Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi.
C'è una situazione di sofferenza che dura sin dalla fondazione del mondo, ma non si tratta di una sofferenza sterile. E' come il dolore di una donna che sta per partorire, quindi porterà alla nascita di una vita nuova, sarà feconda di una nuova umanità.

23Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Coloro che hanno aderito a Cristo nella fede possiedono già le primizie dello Spirito, cioè un'anticipazione della gloria futura e questo li aiuta a vivere nel tempo presente con gioia e speranza. Nonostante ciò anch'essi gemono nella sofferenza. Anche loro dovranno passare attraverso la morte prima che questa presenza dello Spirito si manifesti completamente.

24Nella speranza infatti siamo stati salvati. Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? 25Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Tutta la vita cristiana è protesa tra il già e il non-ancora. Paolo lo sottolinea contro ogni tentativo entusiastico e carismatico di intendere il dono dello Spirito, come liberazione dai drammi della storia e come fuga in avanti. Egli parla piuttosto di speranza. Nella speranza siamo stati salvati. E' un fatto che è già avvenuto nel passato e che al tempo stesso riguarda il futuro. Si è realizzato in parte, ma per il suo pieno compimento dobbiamo ancora aspettare. Ciò che si spera mantiene viva l'attesa. Ciò che si è realizzato non si spera più. Si vede qui ancora una volta la tensione che anima la vita del cristiano.

26 Allo stesso modo lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili;
I cristiani vivono dunque in questa attesa verso la loro completa liberazione. Se si perdono di coraggio nelle difficoltà del loro quotidiano, ecco che Paolo li aiuta a rafforzare e completare i motivi di fiducia nella glorificazione finale. Al doloroso gemito del mondo e dei credenti, si aggiungono i gemiti dello stesso Spirito, che entra attivamente nel travaglio dell'umanità per sostenere e indirizzare la tensione dei cristiani. Infatti noi non sappiamo nemmeno come pregare, cosa chiedere al Signore. Per fortuna che lo Spirito intercede per noi, si mette in mezzo tra noi e Dio e chiede a Lui ciò che è meglio per noi, con un linguaggio che noi non sappiamo comprendere, ma che è ben chiaro al Signore.

27e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
Infatti lo Spirito è il Signore stesso e tra queste due persone della Trinità vi è una perfetta intesa. Lo Spirito aiuta i santi. I santi nel linguaggio paolino sono i cristiani, cioè coloro che sono stati resi santi grazie alla loro fede in Dio. Lo Spirito intercede per i santi seguendo i disegni di Dio. Il Signore è dunque fedele al suo progetto e aiuta i suoi figli a giungere alla sua piena realizzazione.

Meditiamo
- In che senso la creazione soffre?
- Come giudico la mia preghiera? Anche a me talvolta sembra di non sapere come pregare e cosa chiedere?
- Sento con me l'aiuto e l'intercessione dello Spirito?
- Come vivo il mio essere "santo"?

 

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