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TESTO Commento su Giovanni 15,26-27; 16,12-15

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Pentecoste (Anno B) - Messa del Giorno (31/05/2009)

Vangelo: Gv 15,26-27; 16,12-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 15,26-27; 16,12-15

26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

PRIMO COMMENTO ALLE LETTURE

a cura di don Paolo Ricciardi

Vieni, Santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

La Pentecoste è la Festa dello Spirito ed è Festa della Chiesa. Oggi contempliamo il fuoco dell’amore che ha costituito la Chiesa rendendola Famiglia di Dio, in cui nessuno è straniero.

Oggi vogliamo anche cogliere i frutti di questo tempo pasquale, con la grazia della resurrezione e dei sacramenti per ripartire, con lo “Spirito giusto”, nel cammino di vita di ogni giorno.

Per spiegare questo Mistero – lo Spirito in noi – la Parola di Dio e la tradizione cristiana ci hanno donato una pluralità di simboli: il fuoco, il vento, la mano, il dito di Dio, la nube... Sono tutti elementi che invitano al movimento, ad andare verso qualcosa, a non chiudersi...

Cinquanta giorni dopo la Pasqua – quando gli Israeliti festeggiavano la Pentecoste, ricordando il dono della legge fatto da Dio al popolo – Dio manda lo Spirito Santo sotto forma di fuoco, che illumina le menti e i cuori dei discepoli e li infiamma della vera Parola, vincendo ogni paura. Un rumore “riempie” la casa, come di vento gagliardo. Il “vento” apre porte e finestre per entrare in noi e per farci uscire verso il mondo. E quel vento non è che il Respiro di Dio... soffio vitale che “è, per così dire, l'atmosfera del donare e dell'amare che fa di loro (Padre, Figlio e Spirito) un unico Dio” (Benedetto XVI).

Lo Spirito Santo non è un dono di Dio, ma Dio che si fa dono: da lui nasce il popolo nuovo. Grazie allo Spirito, Dio si fa vicino, rimane in noi, ci dà la Vita.

Con gli apostoli, tutti noi vogliamo ricevere oggi un’ulteriore spinta alla missione. Noi non vediamo lingue di fuoco o vento impetuoso, ma abbiamo la testimonianza di duemila anni di grazia, in cui quel fuoco, nonostante tutte le prove della storia, non si è mai spento e il vento non ha mai cessato di soffiare. Diceva Paolo VI: “La Pentecoste è una festa che non finisce mai, dura ancora, durerà sempre... Come se un grande fuoco fosse stato acceso. Come un’esplosione di grida e di gioia. Mai una festa fu così inebriante, così esaltante”.

La Pentecoste è la vittoria sulle nostre paure, sulle nostre insicurezze, rendendoci pronti a tutto.

Così commenta padre Bizzeti sj: “La Pentecoste è la vittoria sulla paura, che contraddistingue l’uomo, anche religioso, che non abbia ancora fatto un’esperienza tipicamente pasquale. i discepoli, prima chiusi a chiave nel cenacolo, per paura dei Giudei, adesso sono capaci di giocare la loro vita, per cui verranno presi, incarcerati e, uno dopo l’altro, ciascuno a suo tempo, moriranno da martiri, da testimoni della salvezza. La Pentecoste è questo cominciare a donare la vita per la Buona Notizia”.

Parlare un’unica lingua ed essere compresi da tutti è segno della forza del linguaggio dell’Amore per il quale non esistono stranieri. Se una Parola è vera, come lo è quella del Vangelo, tutti l’ascoltano come capace di sollevare ciascuno nel proprio cuore.

Il Vangelo di oggi ci ricorda come Gesù aveva già preparato i suoi discepoli durante l’ultima cena. Annunciando loro che il mondo li avrebbe odiati, li rassicura con la certezza che verrà loro il Consolatore, lo Spirito di verità. Lo Spirito quindi ci sostiene nelle difficoltà della vita, dandoci la forza per continuare ad affrontare le sfide del mondo di oggi, proponendo la Verità tutta intera, ossia Cristo.

E allora... che dobbiamo fare? Ce lo dice San Paolo: “Camminate!” L’esortazione ci fa pensare a Paolo come a un capo-cordata che, preoccupato della lentezza del suo gruppo e del ritardo dice: Su, camminate, non perdete tempo!

Sì il tono usato da Paolo vuole dare una "smossa" ai suoi "seguaci". è infatti questa una delle sue lettere più "accese", destinata alla comunità dei Galati i quali, per diversi motivi, davano molto da pensare all'Apostolo delle genti. Già all'esordio della lettera Paolo aveva scritto: "Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo!", preoccupato di come già in poco tempo alcuni avessero predicato contro il Vangelo di Gesù. Addirittura giunge a chiamarli "Stolti Galati!" ed “è costretto” a spiegare loro, con estrema chiarezza, come non si è più legati alla Legge, se si aderisce alla Parola del Vangelo che ci fa liberi. Cristo infatti ci ha liberati perché restassimo liberi!

Oggi le parole di Paolo risuonano nella liturgia della Pentecoste per aiutare tutti noi credenti a ricordarci che, per essere felici nella vita e per portare gioia al mondo bisogna lasciarsi portare dall’Amore. E l’Amore ci fa camminare, anzi ci fa correre... Lo diceva Giovanni Paolo I: “Amare significa viaggiare, correre con il cuore verso l'oggetto amato. Dice l'imitazione di Cristo: chi ama corre, vola e gioisce. Amare Dio è dunque un viaggiare col cuore verso Dio. Viaggio bellissimo. Da ragazzo, mi estasiavo nei viaggi descritti da Giulio Verne («Ventimila leghe sotto i mari», «Dalla terra alla luna», «Il giro del mondo in ottanta giorni», ecc.). Ma i viaggi dell'amore a Dio sono molto più interessanti”. Sì, essere guidati dallo Spirito significa amare e amare significa camminare, correre, viaggiare.

Le opere della carne ci legano, ci incatenano a noi stessi. Noi siamo chiamati alla libertà, ad essere cioè uomini spirituali, nonostante il peccato ci ostacoli “scatenando” una lotta tra i vizi - le opere della carne - e le virtù - il frutto (indicato al singolare, pur elencando poi 9 frutti, come segno di comunione) dello Spirito. In questa lotta vogliamo essere vincitori. E lo saremo, se faremo entrare in noi lo Spirito.

Lo Spirito è Signore e dà la vita: lo Spirito ci guidi, ci illumini, ci porti, ci trasporti, ci sostenga, ci sollevi su ali d'aquila, ci doni amore - gioia - pace - pazienza - benevolenza - bontà - fedeltà - mitezza - dominio di sé.

 

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